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ficialità indotta da un vivere mondano, nostalgia per le trascorse frivolez-
ze possano indurre le dame di Carità a minimizzare - se non addirittura
ridicolizzare - il valore della visita ai poveri nelle case, negli ospedali, nel-
le carceri, a sentirne sempre meno l’urgenza e a viverla con scarsa dedi-
zione. Tutto ciò poteva costituire un deterrente nel cammino spirituale e
attenuare la comprensione di quanto Vincenzo chiedeva loro.
Luisa de Marillac durante una visita alla confraternita di Villepreux, nel
1630, riscontra come la ridotta generosità e il poco entusiasmo nel ser-
vizio siano chiaramente riconducibili a un calo di tensione spirituale nel-
la vita delle dame:
Le sorelle della “Carità” si sono un po’ affievolite nel loro eser-
cizio e hanno sovente trascurato di fare la visita ai malati nel giorno
assegnato. […] Si accontentavano, talvolta, di dare un po’ di dena-
ro […] Le dette sorelle, o almeno la maggior parte di loro, non fan-
no la santa comunione per mesi. Hanno bisogno perciò d’essere
infervorate con qualche esortazione. (SV I, 59)
Far parte della “Carità” per Vincenzo significa, e credo ancora oggi
per ciascuno di voi, “darsi a Dio” per essere da Lui consegnati ai po-
veri che lo incarnano nella loro umanità ferita, significa vivere il Vange-
lo di Gesù Cristo e testimoniare “nei fatti e nella verità” (1Gv 3,18) il pro-
prio amore per Lui:
Le dame che si daranno a Dio per vivere da vere cristiane, os-
servando i comandamenti di Dio, e seguendo le regole della giu-
stizia [...] cammineranno sulla buona strada che conduce alla vita.
Entrate dunque, signore, in questa confraternita, poiché in essa la
cosa principale è avere cuore solo per Dio, avere volontà solo
per amarlo, avere tempo solo per servirlo. (SV XI 744. Confe-
renza alle dame, 11 luglio 1657)
Chiudo questa prima parte con una veloce considerazione su una do-
manda che diviene sempre più frequente ai nostri tempi circa i non cristia-
Avere cuore solo per Dio,
avere volontà solo per amarlo,
avere tempo solo per servirlo.
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