Page 58 - Aprile
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il tutto al cervellone centrale dove resteranno fino al giorno del Giudizio,
quello divino, intendo. Quello umano, per fortuna, arriva prima anche se
nella maggior parte dei casi non soddisfa le aspettative degli interessa-
ti. Un’accurata perquisizione nel secondo ufficio ti obbliga poi a lascia-
re in magazzino la cintura dei pantaloni e le stringhe delle scarpe. Il moti-
vo potrebbe persino essere fin troppo ovvio, ma non lo è. Lasciati i primi
due “uffici” si passa all’infermeria, dove un medico annoiato registra il tuo
nome su una cartella che conterrà tutti i tuoi problemi di salute: dalle goc-
ce di Valium alle pastiglie per l’emicrania, qualunque medicinale ti abbi-
sogni dovrà essere prescritto dal medico e se per caso il mal di testa ti
scoppia fuori dagli orari di visita, te lo devi tenere fino al giorno dopo. Ci
vuole tanta pazienza e stoico coraggio, e se vuoi avere una maledetta pa-
stiglia di acido acetilsalicilico devi dimenticare il fattore “tempo”. Finita la
visita medica, via in sezione dove ti indicano la tua cella e a questo pun-
to il piccolo calvario dovrebbe essere terminato. Nossignore. Trovare una
cella decente e dei compagni di degenza buoni o grami dipende solo dal-
la fortuna della giornata. Le celle sono normalmente sovraffollate e non si
è mai soli anche se erano state concepite dall’architetto progettista per
un solo degente. Ti va bene se ad aspettarti trovi una persona sola, per-
ché molte volte ce ne sono due e, non appena ti vedono, iniziano a digri-
gnare i denti per mostrarti la loro contrarietà, ben consci di dover diminu-
ire il loro già esiguo spazio vitale. Finalmente la branda! Stesa la coperta
sopra le lenzuola, imbustato il cuscino nella federa sempre troppo pic-
cola, si può tirare un sospiro di sollievo e si pensa che finché non arri-
verà l’avvocato a trovarti potresti, in teoria, iniziare un riposo magari atte-
so da anni. Ma al primo tentativo di sedersi sopra inizia il concerto perché
le due testate sono scricchiolanti e arrugginite e lo stesso problema mu-
sicale l’hanno le altre brande. Ci si deve abituare al concerto e non solo,
anche al fumo. Sì, perché ti possono capitare dei concellini accaniti fu-
matori che accendono la nuova sigaretta con il mozzicone della vecchia,
e se capita durante l’inverno con la finestra chiusa perché fuori fa fred-
do, lascio immaginare cosa si respira, e protestare per il fumo equivale
a cercare guai, e dopo le prime due volte ti accorgi che è persino inutile.
Dalla sera prima, quando mi hanno fermato, non ho ancora fatto una
doccia e, dopo la passeggiata di due ore nel cortile dove i compagni rac-
contano e fanno commenti su altri detenuti, sulla vita da detenuto e sul-
le guardie, sento la necessità di darmi una lavata. Non ho ciabatte per la
doccia e neppure un asciugamano. A tutto provvede un solerte lavoran-
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