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I RACCONTI DELLA BIENNALE

                                Testimonianza


                       di Pia Manicone, GVV Parrocchia Immacolata, Matera



             oan, per tutti ormai Giovanni: è una storia che comincia da lontano,
             una storia come tante, forse. Dalla Romania, dove ha lasciato un pez-
          Jzo della sua vita, portandosi dietro attese e speranze.

             46 anni, senza casa, senza lavoro, senza famiglia, un rapporto burra-
          scoso con l’unica sorella, abbiamo imparato un po’ alla volta a conoscer-
          lo per ritrovarlo sempre più spesso all’uscio della chiesa, fino a quando
          non lo abbiamo accolto nel gruppo dei “nostri”, con qualche riluttanza da
          parte di qualcuno e una buona dose di diffidenza da parte sua, ben deci-
          so a farsi accettare senza rimproveri e minacce. In realtà, un tentativo di
          farlo rientrare nel suo Paese c’è stato, ma alla fine è rimasto, lasciando-
          si sorprendere spesso in situazioni al limite finché, un pomeriggio di giu-
          gno, lo abbiamo trovato malconcio all’ingresso della chiesa: per terra, un
          occhio pesto ed escoriazioni su viso e mani.
             A soccorrerlo per prima proprio una vincenziana. Investito, caduto,
          azzuffato? Una spiegazione confusa, che ci ha fatto scuotere ancora una
          volta la testa: l’ennesima bugia e qualche bicchierino di troppo. Passano
          i mesi: incontri di routine, tentativi malriusciti di lavoro, promesse di buo-
          na condotta, ormai fissa la sua presenza fuori, nonostante discussioni,
          aiuti, inviti a non sostare al freddo.

             Finché un giorno ci dice di non vedere più da un occhio. Pensiamo ad
          una frottola, un tentativo di suscitare il nostro interesse ed un supplemen-
          to di aiuto, ma lui insiste. E una di noi ricorda bene l’episodio dell’estate,
          di quell’occhio nero a seguito, a suo dire, di una caduta.
             È il 18 novembre, Seconda giornata mondiale dei Poveri, quando,
          dopo aver partecipato con alcuni dei nostri alla Messa domenicale, infor-
          miamo il nostro parroco, che prende l’iniziativa di contattare un oculista
          di sua conoscenza, che risulta però irreperibile. Passano altri giorni senza
          nulla di fatto. L’occasione propizia arriva nel corso di una domenica mat-
          tina, per la presenza casuale di un oculista, nostro parrocchiano, il quale
          da un primo esame rileva una cataratta da trauma, ed è ciò che ci riporta
          all’ipotesi iniziale di una conseguenza di quel brutto infortunio. Il medico

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