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L’attivismo caritativo della Chiesa e di Vincenzo de Paoli
A questa politica di reclusione, uno dei più grandi oppositori fu pro-
prio Vincenzo de Paoli.
Nel 1656, Luigi XIV apriva a Parigi un Ospedale Generale, coinvolgen-
do le Dame della Carità e sperando nel sostegno di san Vincenzo, che in-
vece rifiutò di inviare i Preti della Missione a fare da cappellani. Aveva vi-
sto, infatti, con i suoi occhi le condizioni in cui si trovavano molti ospedali,
il modo con cui erano gestiti ed i malati che vi erano assistiti.
Nel film “Monsieur Vincent” (1947), il regista Maurice Cloche sintetiz-
zando perfettamente il pensiero di Vincenzo de Paoli, al cardinal Mazza-
rino che annunciava al santo di voler recludere tutti i poveri di Parigi per
risolvere il problema dell’accattonaggio e del vagabondaggio, mette sul-
le labbra di Vincenzo una risposta emblematica “La povertà non è un cri-
mine, Eminenza! Che ne farete della loro libertà?”.
La Riforma cattolica, accanto alla rete di ospedali urbani, consorzi
elemosinieri e monti di pietà, nel ‘600 inizia a dar vita a nuovi ordini e con-
gregazioni religiose maschili e femminili, che con diverso titolo e modalità
iniziavano a dare un valido contributo al servizio dei poveri, all'educazio-
ne della gioventù, alla cura dei malati.
Tra i tanti, segnaliamo a livello maschile, gli oratoriani (fondati da Fi-
lippo Neri), i gesuiti, i barnabiti (fondati da Antonio Maria Zaccaria) gli
eudisti (fondati da Giovanni Eudes) e i cappuccini, per non parlare del-
la Congregazione della Missione fondata da Vincenzo de Paoli per l’e-
vangelizzazione dei poveri e la formazione del clero.
A livello femminile, citiamo in particolare la Compagnia delle Figlie
della Carità di San Vincenzo de Paoli che, come una pietra miliare nel-
la storia della Chiesa, diede una svolta epocale alle donne che si consa-
cravano a Dio, primo ordine religioso femminile a svincolarsi dall’obbligo
della clausura.
Vi erano già stati, in passato, i tentativi di Angela Merici, di Mary Ward,
di Giovanna De Chantal, tutti ricondotti alla clausura rigorosa in forza del
Magistero pontificio sempre molto esplicito fin dai tempi di Bonifacio VIII.
Vincenzo riuscì nel suo intento grazie ad una concezione del tutto nuo-
va della vita consacrata femminile. Evitò accuratamente ogni segno
distintivo canonico che le potesse qualificare come religiose crean-
do loro problemi giuridici e scelse tutte quelle pratiche che favorivano e
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