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Si pensava così di risolvere an-
          che i problemi dell'ordine pub-  I poveri, in sostanza,
          blico, adducendo argomen-
          tazioni morali e religiose per      facevano paura.
          giustificare la povertà e la stes-
          sa reclusione dei poveri.

             Nel 1664 veniva fondato a Genova l'Albergo dei Poveri per opera di
          Emmanuele Brignole. Nel 1693 Innocenzo XII fondò a Roma “l'Ospizio
          Apostolico dei poveri invalidi”, destinandogli il palazzo del Laterano. Nel
          1749 Ferdinando Fuga fu chiamato a Napoli dal nuovo re Carlo III di Bor-
          bone, con l'incarico di progettare il gigantesco “Real Albergo dei Poveri”
          (oltre 100.000 m² di superficie utile) rivolto ad accogliere le masse di po-
          veri del Regno.
             Furono emanate severe disposizioni che vietavano l'accattonag-
          gio ed anche diffidavano i cristiani dal fare direttamente elemosine ai po-
          veri. I poveri erano considerati dei “libertini”, persone che vivevano al di
          fuori di ogni regola, senza la guida della ragione o della religione. La se-
          gregazione avrebbe consentito di “regolare”, di “dirigere” la loro vita. Gli
          istituti nei quali venivano rinchiusi i vagabondi erano quasi sempre provvi-
          sti di luoghi di culto e di elemosinieri; l’insegnamento del catechismo era
          obbligatorio. Vi erano anche autorizzazioni al diritto di possedere “pali e
          gogne, prigioni e segrete” perché “uno dei mezzi per il reinserimento e la
          redenzione è il castigo!”. Era questo il senso dell’iscrizione incisa sul fron-
          tone del Rasphuis di Amsterdam: Virtutis est domare quae cuncti pavent
          (È cosa virtuosa domare ciò che tutti temono).
             Responsabili della povertà erano considerati il peccato e il vizio.
          Il lavoro doma le passioni, abitua alla fatica, ed è al tempo stesso una pe-
          nitenza. Sotto questo profilo va considerata la severità con la quale il la-
          voro veniva imposto agli internati. Il regolamento dell’Ospedale generale
          di Parigi precisava: “Saranno costretti a lavorare quanto più a lungo pos-
          sibile e ai lavori più duri consentiti dalle loro forze e dai luoghi dove sa-
          ranno internati”.

             La verità è che i poveri venivano imprigionati per separarli dal re-
          sto della società. Questa separazione è carica di significato. Vuol dire
          che i poveri venivano considerati elementi asociali e, come tali, reclusi in-
          sieme ad altri asociali: prostitute, pazzi e delinquenti. Il Seicento dava al
          fenomeno del pauperismo una spiegazione morale.


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