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no al 30/40 %. Il fatto che a livello territoriale ci sia questa frammentazio-
ne degli interventi e non ci sia più il coordinamento unitario da parte dei
servizi sociali richiede un’attenzione particolare da parte dei soggetti so-
ciali come i nostri rispetto alla necessità di creare un coordinamento terri-
toriale. È un lavoro preziosissimo che vale la pena fare. Bisogna promuo-
vere la nascita di tavoli sui quali ci si confronta sui casi. Anche perché c’è
il problema dello scambio dei dati. Per la legge sulla privacy bisogna se-
guire dei protocolli per potersi confrontare su singole situazioni di pover-
tà. Bisogna gestire queste fasi con molta delicatezza.
Sui territori creare momenti di confronto con servizi sociali, CpI ed enti
del Terzo Settore può fare sicuramente la differenza in questa fase, per-
ché può aiutare a ricomporre la visione unitaria sulla povertà delle perso-
ne e rendere più efficaci gli interventi. Questo è un ambito di lavoro che
possiamo prendere in consegna.
Rispetto al RdC possiamo dire che abbiamo 2.300.000 che lo rice-
vono (dati di gennaio), 915.000 nuclei circa, importo medio 530 euro. Le
regioni che hanno le quote maggiori di percettori vedono in testa la Cam-
pania seguita da Sicilia, Lazio e Lombardia. Il 38% dei beneficiari sono
nuclei composti da una sola persona.
È una misura che in molti casi sta andando a singoli a nuclei con un
percettore, nel 63% per cento sono nuclei senza minori, il ReI invece an-
dava al 53% a famiglie con minori. Sono dati un po’ strani che bisognerà
andare a studiare bene, bisogna capire cosa c’è dietro. Gli occupabili
sono circa 700.000 persone di cui, al 13 dicembre 2019, 28.000 hanno
avuto un contratto di lavoro per il 67% a tempo determinato, per il 18%
a tempo indeterminato e il 3% in apprendistato. Per una valutazione ac-
curata bisognerà attendere almeno un anno ancora.
Presente e futuro rispetto a questa norma. Rispetto ai beneficiari la si-
tuazione dell’orientamento va totalmente recuperata, perché è assente. Il
fatto che della misura si parli non vuol dire che le persone sappiano quel-
lo che va effettivamente fatto.
Bisogna poi lavorare per fare in modo che i criteri di selezione del
Reddito non siano discriminatori verso alcune fasce della popolazione.
Quello che va verificato e che nemmeno col Rei è stato fatto, è capire
in che modo cambino le condizioni di vita delle persone che usufruisco-
no di queste misure. Questa è stata un attività che col monitoraggio del
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