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Novità del RdC che ci riguarda direttamente è la possibilità per i be-
neficiari di essere inseriti in progetti di utilità collettiva (I PUC). I progetti di
utilità collettiva sono progetti che il Comune può decidere di fare in colla-
borazione con gli enti del Terzo Settore in cui può coinvolgere i beneficia-
ri del RdC. Questa è un idea fondamentale, perché potrebbe consentire
anche a noi sul territorio di costruire insieme al Comune delle progettazio-
ni. Cosa dicono le previsioni rispetto alla platea dei beneficiari? Ci dicono
che, per come è costruita la platea di beneficiari, di fatto ai servizi sociali
dovrebbe andare il 45% di chi può usufruire del Rdc. In realtà sulla bilan-
cia lavoro/povertà la sola povertà nel Rdc dovrebbe pesare di più. Anche
i dati a gennaio 2020 confermano queste previsioni: il 40% delle persone
è stata convocata dai servizi sociali e il 30% dai CpI.
Quindi fra le criticità del RdC Oltre alla questione dell’orientamento, vi
è la suddivisione per via amministrativa. Questo è un punto cruciale, che
potrà creare dei problemi perché potrà ovviamente impedire a persone
che hanno bisogno di aiuto da parte dei servizi sociali di riceverlo e di ri-
ceverlo per tempo. Pensiamo a tutte le situazioni di dipendenza (senza
dimora, persone che ricevono a volte cospicue somme col RdC e fanno
fatica a gestirle e che, in assenza di un aiuto da parte dei servizi socia-
li, potrebbero fare un uso poco appropriato per se stessi del contributo
economico ricevuto, peggiorando di fatto la loro situazione economica).
La divisione tra CpI e servizi sociali è netta e viene fatta, altro elemen-
to di criticità, attraverso delle piattaforme informatiche. Il servizio sociale
se ha una difficoltà con un beneficiario deve comunicarlo al CpI e vicever-
sa, ma lo deve fare attraverso una piattaforma. Ciò ha come obbiettivo di
dati velocizzare i passaggi, ma per gli operatori dei servizi potrebbe es-
sere un problema. Le piattaforme vanno messe a regime e non sempre
sono aggiornate. Idea lodevole, ma faticosa da attuare. Il beneficio arriva,
è questo è stato fatto anche con il Rei, senza che la parte attiva sia par-
tita. Le persone ricevono il contributo da maggio e i progetti personaliz-
zati sono partiti a settembre.
Questo ovviamente può rendere complicato applicare la cosiddet-
ta condizionalità, ovvero chiedere a chi riceve la misura di impegnarsi in
percorsi di attivazione dopo che si riceve il contributo già da mesi e sen-
za nessun vincolo.
A testimonianza di ciò vi è che il tasso di mancate risposte da parte
di persone che sono state convocate in ritardo dai CdI è altissimo, intor-
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