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Vincenzo fu sempre un convinto oppositore di questa politica che
             voleva il povero “lontano dalla vista della gente perbene”. Si op-
             pose anche quando fu il cardinal Mazzarino, nel 1656, a proporgli un
             progetto simile per i poveri di Parigi. Egli proponeva di lasciare il po-
             vero ed il malato nel suo ambiente e di rispettarlo in quanto tale;
             chiedeva non di rinchiuderlo, ma di andare a trovarlo; non di abban-
             donarlo in un ospedale, ma di assisterlo e curarlo, soprattutto in casa.
             Laddove, però, vi erano già strutture ospedaliere di questo tipo, alle
             dame chiedeva di assistere anche coloro che in questi erano rinchiusi.
             Nel film “Monsieur Vincent” (1947), il regista Maurice Cloche sintetiz-
             zando perfettamente il pensiero di Vincenzo de Paoli, al cardinal Maz-
             zarino che annunciava al santo di voler recludere tutti i poveri di Pari-
             gi per risolvere il problema dell’accattonaggio e del vagabondaggio,
             mette sulle labbra di Vincenzo una risposta emblematica “la pover-
             tà non è un crimine, Eminenza! Che ne farete della loro libertà?”.
             Nell’ultima edizione dello statuto dei GVV, ancora oggi troviamo all’arti-
             colo 3, tra le finalità, “l’incontro personale con il fratello nel suo am-
             biente di vita”, a conferma di come, nonostante oltre 400 anni di sto-
             ria, questo elemento sia rimasto distintivo del nostro stile di servizio.


          •  La promozione umana. L’intuizione geniale di Vincenzo, e forse la
             più originale, ripresa alcuni secoli dopo dalla Chiesa come Dottrina
             Sociale, interpreta in maniera concreta e, si potrebbe dire, “ambiva-
             lente” il principio di mai chiedere o dare per carità quanto è dovuto
             per giustizia.

                   [...] la Confraternita sceglierà due povere donne di vita one-
               sta e devote, che si chiameranno custodi dei poveri malati, per-
               ché il loro dovere sarà di custodire quelli che sono soli e non pos-
               sono muoversi, di servirli, secondo l’ordine che darà loro la priora,
               pagandole onestamente, secondo il lavoro. (Regolamento Chatil-
               lon n°3)
             Ai poveri è assicurato il soccorso e a quelle buone donne arruola-
             te alla solidarietà non sarebbe stato più necessario ricorrere all’assi-
             stenza o all’elemosina. E, vantaggio non trascurabile, le dame avreb-
             bero potuto estendere il raggio di azione dedicandosi più liberamente
             alla visita domiciliare per rintracciare e portare sollievo ad altre perso-
             ne disagiate.


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