Page 44 - Annali Carita
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altri, per la comunità di appartenenza o per l’umanità intera. Egli opera in
          modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai biso-
          gni dei destinatari della propria azione o contribuendo alla realizzazione                  Far spazio ai poveri è dunque sguardo
          dei beni comuni”. Ne consegue che il volontario ha uno sguardo sempre                       che incrocia i volti, vita che si ritrae per
          rivolto in avanti ed è mosso da valori e idee che lo spingono a porre in es-
          sere, insieme ad altri, azioni volte a generare una nuova società.                          l’accoglienza, cuore ferito dalla Parola

             La vita di ogni uomo dipende dal suo orizzonte. Se il suo sguardo
          sarà corto, anche il proprio cammino sarà ristretto, i panorami scarni, il                  che non si stanca di pulsare per i fratelli
          passo breve, il fiato corto. Se invece gli spazi di osservazione saranno
          ampi, il cammino dell’uomo sarà avvincente, gli scenari fantastici, i passi
          ampi, le passioni profonde.                                                             Al Samaritano non bastava prestare soccorso a quell’uomo mezzo
             Il volontariato amplia gli orizzonti, permette di osservare la realtà da          morto, sentiva la necessità di costruire attorno a questa storia una co-
          più punti di vista, accende il desiderio di orizzonti infiniti, di speranze smi-     munità fatta di persone. Conduce perciò il ferito presso una locanda che
          surate, dilata il cuore.                                                             i Vangeli descrivono con una parola greca tutta nuova: pandocheion, il
                                                                                               luogo che tutti accoglie.
             Far spazio ai poveri è aumentare la capienza del nostro cuore e del-
          la nostra vita, è riflettere la vita di Gesù Cristo che ci chiama a rispettare          La Chiesa è pandocheion, le nostre case sono pandocheion, la no-
          la dignità delle persone povere accogliendole come ospiti alla nostra ta-            stra vita è accoglienza, la vita di Vincenzo de’ Paoli è casa che tutti ac-
          vola anziché come mendicanti al nostro cancello, in attesa delle briciole.           coglie, uomo che cerca lo sguardo dell’altro, pellegrino che si piega sulle
                                                                                               ferite dei fratelli, samaritano che coinvolge altri nel soccorso, nell’acco-
             Il Samaritano della parabola è l’emblema dell’uomo capace di far                  glienza, nella promozione delle persone ferite ed emarginate.
          spazio perché ha compassione, cambia il suo percorso, si mette in di-
          scussione a partire da un altro, si china, compie gesti elementari di aiuto,            Vincenzo de’ Paoli nel 1617 a Chatillon è stato pandocheion.
          versa olio e vino sulle ferite e immediatamente cerca aiuto, organizza un               Durante la celebrazione domenicale annuncia che vi è una famiglia
          sistema di sostegno a quell’uomo ferito.                                             povera della parrocchia dove tutti sono ammalati e senza cibo; in quel-
             Il Samaritano è l’icona della persona che salva. Non appare in tutta la           la Messa la Parola si fa carne nella storia di quelle persone. Vincenzo de’
          sua attrezzatura epistemologica. Non appartiene alla categoria dei dotto-            Paoli, come il Samaritano, non si lascia bloccare dalle proprie occupa-
          ri. Appare sguarnito, fragile, povero esso stesso. Quest’uomo dal cuore              zioni, dalla ricerca della propria perfezione evitando il male, ma consen-
          ferito, dalle fragili risorse, diventa il simbolo di coloro che prestano aiuto.      te alla Parola e alla storia di ferire il proprio cuore e di renderlo capace di
          Quali le attrezzature? La compassione e la povertà, ossia l’empatia e                pulsare per l’altro. Fa quindi una predica sulla vicenda che riguarda que-
          la resilienza.                                                                       ste persone povere e un fiume di uomini e donne, come in processione,
                                                                                               si recano da loro portando soccorso e aiuto.
             La compassione generata dallo sguardo attento del samaritano, è in
          altri termini empatia, ossia capacità di collocarsi dentro la storia e il vissu-        Da lì, l’idea di fondare una Compagnia della Carità dedita al Soccor-
          to della persona ferita. La povertà, invece, rappresentata dall’inadegua-            so materiale e spirituale dei poveri a domicilio.
          tezza dell’olio e del vino, sono il salvavita grazie all’ingegno del samarita-          Far spazio ai poveri è dunque sguardo che incrocia i volti, vita che si
          no, povero di strumenti ma resiliente, capace cioè di affrontare gli eventi          ritrae per l’accoglienza, cuore ferito dalla Parola che non si stanca di pul-
          traumatici in modo positivo. Egli, da quella situazione critica, è in grado di       sare per i fratelli. Tocca a noi vivere il sogno di Dio e di Vincenzo de’ Pa-
          dare uno slancio positivo alla propria vita e a quella dell’uomo ferito, no-         oli, ossia di realizzare nella nostra vita questo spazio in cui i poveri riman-
          nostante le circostanze avverse.                                                     gano “signori e padroni” della nostra storia. §

   42  3 / duemiladiciotto                                                                                                                           3/duemiladiciotto  43
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