Page 49 - Annali Carita
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L’accoglienza è un atteggiamento fondamentale nell’esistenza Alla scuola di Papa Francesco e di San Vincenzo
umana, cominciando dall’accettazione di noi stessi. Quanti problemi, Proprio per questo Papa Francesco, in occasione del 400° del Ca-
a livello psicologico e con nefaste ripercussioni anche nell’ambito delle risma Vincenziano, indicando alla Famiglia Vincenziana come secondo
relazioni interpersonali, quando una persona non si sa cordialmente ac- verbo programmatico il verbo “accogliere”, ha evidenziato come esso
cettare nella sua realtà, con i propri pregi e i propri limiti, con le proprie indichi “una disposizione più profonda” del semplice fare qualcosa:
virtù e con le proprie fragilità! Per poi passare all’accoglienza degli altri. “non richiede solo di far posto a qualcuno, ma di essere persone acco-
Non si può, infatti, pretendere di avere un buon rapporto con gli altri se glienti, disponibili, abituate a darsi agli altri. Come Dio per noi, così noi
non si è in buona relazione con se stessi. per gli altri”. Ha continuato, quindi, chiarendo ulteriormente: “Accogliere
L’accoglienza vera, non superficiale, coinvolge tutta la persona: è significa ridimensionare il proprio io, raddrizzare il modo di pensare,
uno spalancare le porte della propria casa, ma perché prima si sono comprendere che la vita non è la mia proprietà privata e che il tempo
spalancate le porte degli occhi per vedere chi arriva, le porte delle orec- non mi appartiene. È un lento distacco da tutto ciò che è mio: il mio
chie per sentirne il grido e scoprirne i bisogni, le porte del cuore per far- tempo, il mio riposo, i miei diritti, i miei programmi, la mia agenda. Chi
gli spazio nell’intimo di noi stessi, le porte delle labbra per dargli il “ben- accoglie rinuncia all’io e fa entrare nella vita il tu e il noi”.
venuto”, le porte delle braccia per avvolgerlo della tenerezza stessa di Infine ha messo in risalto l’intima relazione che intercorre tra l’ap-
Dio e condividere con lui il pane che sazia e il vino che allieta il cuore. partenere alla Chiesa, l’essere Chiesa e l’essere accoglienti, fino a dire
Come scrive Ernesto Borghi in un articolo apparso in “Teologia &Vita” che l’accoglienza è nel “DNA” ecclesiale: “Il cristiano accogliente è un
10 (2016), “solo l’ospitalità, nel senso stretto e ampio del termine, sot- vero uomo e donna di Chiesa, perché la Chiesa è Madre e una madre
trae al circolo vizioso della solitudine e restituisce anche chi ospita alla accoglie la vita e la accompagna.
pienezza di vita. L’incontro continuo con la diversità e il fare spazio
all’altro diventano fattori educativi formidabili perché fanno germogliare E come un figlio assomiglia alla madre, portandone i tratti, così il
la dimensione dell’apertura, dell’accoglienza, della consapevolezza del- cristiano porta questi tratti della Chiesa. Allora è un figlio veramente
la/e necessità dell’altro”. fedele della Chiesa chi è accogliente, chi senza lamentarsi crea con-
cordia e comunione e con generosità semina pace, anche se non viene
ricambiato”.
Non sono concetti nuovi. Papa Francesco è ritornato più volte sul
tema dell’accoglienza. In un tweet in occasione della Giornata mondiale
dei Migranti del 2016, mentre esprimeva la sua solidarietà ai migranti
del mondo e ringraziava coloro che li aiutano, affermava che “accogliere
l’altro è come accogliere Dio in persona!”. Non mancano le indicazioni
pratiche, concrete, circa le modalità dell’accoglienza, come nel “Mes-
saggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018” e nel
dialogo in aereo di ritorno dalla visita in Svizzera, ribadendo i verbi “ac-
cogliere, accompagnare, sistemare, integrare” e aggiungendo che ogni
governo “deve agire con la virtù della prudenza, perché un Paese deve
accogliere tanti quanti può e quanti può integrare, istruire, dare lavoro”.
È fuori di ogni dubbio che in San Vincenzo de’ Paoli il “DNA” eccle-
siale era presente e operante. La sua accoglienza, superando le barrie-
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