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fatto tutto per tutti, per salvare a ogni costo qualcuno. Ma tutto io faccio
          per il Vangelo, per diventarne partecipe anch’io” (1 Cor 9, 16.19.22-23).
             La passione missionaria fa parte del DNA della Chiesa e di ogni suo
          autentico figlio. A partire dal Decreto del Concilio Vaticano II Ad Gentes
          (1965) e passando attraverso il Sinodo sulla evangelizzazione del 1974,
          l’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi (1975) di San Paolo VI,  l’en-
          ciclica Redemptoris Missio (1990) di San Giovanni Paolo II, si arriva al
          magistero di Papa Francesco nel suo testo programmatico  Evangelii
          Gaudium (2013): documenti nei quali si sente il profumo di un nuovo stile
          e di una nuova spiritualità missionaria, attenta ai segni dei tempi e quindi
          in ascolto degli impulsi dello Spirito Santo.
             A questo proposito, trovo interessante e stimolante quanto pubblica-
          to da P. Antonio Bonanomi sulla rivista “Missioni Consolata” del 4 dicem-
          bre 2015 nel dossier “Concilio Vaticano II: La missione anima della chie-
          sa”. In esso ripercorre il cammino missionario della Chiesa dal Concilio in
          poi e, rifacendosi all’espressione di Francesco “chiesa - in uscita”, ne evi-
          denzia le implicazioni-provocazioni.
             Sottolineo solo alcune di queste uscite: da una “Chiesa – fortezza”
          verso una “Chiesa – ospedale da campo” che si preoccupa di tutte le
          persone ferite; da una “Chiesa – istituzione”, centrata in se stessa, verso
          una “Chiesa – movimento”, aperta al dialogo con tutti; da una “Chiesa –
          gerarchia” verso una “Chiesa – popolo di Dio”, nel quale tutti sono fratel-
          li e sorelle; da una “Chiesa – autorità” ecclesiastica, un po’ lontana, ver-
          so una “Chiesa – Buon Pastore”, che cammina in mezzo al popolo, che
          ha l’odore delle pecore e il profumo della misericordia; da una “Chiesa
          – maestra” di dottrine e di norme, verso una “Chiesa – madre”, tenera e
          misericordiosa, con le porte aperte per incontrarsi con tutti, ponendo al
          centro le periferie esistenziali; da una “Chiesa – ricca” verso una “Chie-
          sa – povera” e per i poveri; da una “Chiesa che parla” dei poveri, verso
          una “Chiesa che cammina” con i poveri, dialoga con loro, li abbraccia e
          li difende; da una “Chiesa – disciplina”, dell’ordine e del rigore, verso una
          “Chiesa –  misericordia” impegnata nella rivoluzione della tenerezza e del-
          la cura, secondo l’esempio del Buon Samaritano; da una “Chiesa triste”,
          “con faccia da funerale”, verso una Chiesa che vive la gioia e la speranza
          del Vangelo; da una “Chiesa senza il mondo”, che ha permesso che na-
          scesse un mondo senza Chiesa, verso una “Chiesa – mondo”, sensibile
          al problema dell’ecologia e del futuro della casa comune, la madre terra.



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