Page 20 - Annali_Dicembre
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Per Papa Francesco, quello che Gesù lascia ai discepoli prima di sali-
re al Padre “è un mandato preciso, non è facoltativo! La comunità cristia-
na è una comunità “in uscita”, “in partenza”. Di più: la Chiesa è nata “in
uscita” (1° giugno 2014).
3. “La nostra vocazione è dunque di andare…”
La passione missionaria, lo zelo per l’evangelizzazione ha caratteriz-
zato la vita di San Vincenzo. Dal momento in cui ha capito lo stato di to-
tale abbandono spirituale in cui si trovava il popolo della campagna e si
è commosso, come il buon Samaritano, al grido dei poveri, non si è più
dato pace e non ha più lasciato in pace (una falsa pace!) gli altri. In una
conferenza ai suoi confratelli, il 25 ottobre 1643, parla della fortuna e della
necessità di “riprodurre al naturale la vocazione di Gesù Cristo” essendo
chiamati a “compiere l’opera che Gesù Cristo cominciò sulla terra e che
non ha più abbandonato dopo l’inizio della sua vocazione”. Di qui l’impel-
lente necessità di andare, per cui Vincenzo dice ai Missionari: “Immagi-
niamoci che [Gesù Cristo] ci dica: “Partite, missionari, partite; ma come!
Siete ancor qui? Guardate le povere anime che vi aspettano e la cui sal-
vezza dipende forse dalla vostra predicazione e dai vostri catechismi!…
Riflettete, fratelli, quanto dobbiamo tremare se ci chiudiamo in casa, se
per l’età o con la scusa della salute malferma rallentiamo e dimentichia-
mo il nostro primo fervore!... Quanto a me, nonostante la mia età, davanti
a Dio non mi sento scusato dall’obbligo che ho di lavorare per la salvez-
za dei poveri. Chi potrebbe impedirmelo? Se non potessi predicare tut-
ti i giorni, lo farei due volte alla settimana; se non potessi salire sui gran-
di pulpiti, cercherei di predicare ai piccoli; e se neanche potessi essere
ascoltato da questi piccoli, chi m’impedirebbe di parlare alla buona e fa-
miliarmente al buon popolo, come vi parlo ora, facendolo avvicinare in
circolo come siete voi?” (SVit X, 119-121).
Di questa fiamma di carità, di questo zelo, Vincenzo voleva che fosse-
ro infiammati tutti: le Dame della Carità, le Figlie della Carità, i Preti della
Missione. Nel DNA delle istituzioni vincenziane c’è non solo l’accogliere il
povero, ma l’andare al povero. Andare al povero innanzitutto per vedere,
per rendersi personalmente conto della sua situazione, di ciò di cui ha ef-
fettivamente bisogno. E conseguentemente per offrire l’aiuto necessario.
Il volontariato vincenziano è caratterizzato dalla visita a domicilio, il che
comporta un uscire, un muoversi dalle proprie case, dai propri ambienti
per andare a trovare e ad assistere il povero là dov’egli si trova.
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