Page 29 - Annali settembre
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la parrocchia) e Carlotta de Brie, signora di Brunand, entrambe molto
          chiacchierate per frivolezza di costumi e incapricciamenti amorosi. Con-
          quistate, però, dal fervore del nuovo curato di Châtillon, dopo il sermone
          domenicale gli chiedono di poterlo incontrare in privato. Ignoriamo i con-
          tenuti del colloquio. Può darsi sorprese lo stesso Vincenzo. Quali corde
          dell’anima vibrarono nel vuoto di quelle povere esistenze? Ci è lecito im-
          maginare che - forse la prima volta - abbiano colto in uno sguardo non
          biasimo o pregiudizio ma uno sconosciuto bagliore di genuina, paterna
          accoglienza. Quel giorno, comunque, le due amiche lasceranno la sagre-
          stia con dentro il cuore il proposito di affrancarsi dalla precedente con-
          dotta mondana, disposte ad abbandonare balli, salotti e intrallazzi per al-
          learsi con il parroco schieratosi risolutamente dalla parte dei poveri.

             Nei mesi a seguire, Vincenzo dimostra fiducia incrollabile nell’opera
          di quelle buone signore. Si incarica di redigere un Regolamento con cui
          traccia le linee di azione sia del servizio che del governo della costituenda
          Confraternita. Soprattutto per definire lo stile, le motivazioni e gli obiettivi
          di una assistenza che doveva essere spirituale, oltre che materiale: i po-
          veri sono stati derubati della loro dignità di persone e di figli di Dio.
             Vincenzo aveva conosciuto le Confraternite in uno dei suoi due sog-
          giorni a Roma (1601 e 1608), presso l’Ospedale della Carità dove opera-
          va la Confraternita della Carità. Le socie, donne sposate, vedove o nubili,
          si presentavano sotto il profilo di “serve dei poveri” o “serve della Cari-
          tà”. Nella costituzione della Confraternita di Châtillon, senza nulla inven-
          tare ex nihilo (né i poveri, né il Vangelo, né la buona gente, né la genero-
          sità) egli è capace di concepire dentro di sé e trascrivere nelle sue opere
          “nuove sinfonie”.
             Il 24 novembre 1617 il Vicario generale di Lione, accogliendo la richie-
          sta di Vincenzo, che aveva stimato sufficiente il tempo trascorso perché
          prendesse forma il nuovo servizio, approva ufficialmente l’associazione
          erigendola a “Confraternita”. L’8 dicembre, festa dell’Immacolata Conce-
          zione, in una solenne cerimonia nella cappella dell’ospedale di Châtillon,
          con atto pubblico e alla presenza di numerosi testimoni, viene canonica-
          mente costituita la prima Confraternita della Carità.
               La detta Confraternita si chiamerà la “Confraternita della Cari-
            tà”, a imitazione dell’ospedale della Carità di Roma, e le persone da
            cui sarà formata principalmente si chiameranno “serve dei poveri”
            o “serve della carità” (SV XIII, 437-438).


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