Page 25 - Annali settembre
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•  Peculiarità del servizio vincenziano (attenzione alla persona, pro-
             mozione umana e visita domiciliare).
             L’obiettivo, attraverso il recupero delle nostre motivazioni e delle no-
          stre peculiarità, è di pensare e impostare un progetto di rilancio della no-
          stra associazione.
             Il cardinale Pierre de Bérulle (1575-1629), personaggio di spicco
          nel panorama della spiritualità francese, amico e direttore spirituale di
          Vincenzo, lo introduce nel 1613 all’interno della potente famiglia Gondi
          come istitutore e precettore dei loro bambini. Ben presto diventò anche
          confessore e direttore spirituale di Madame Margherita Francesca de Sil-
          ly, la signora Gondi.
             La permanenza presso i Gondi si rivelerà un passaggio determinan-
          te per la vita e la spiritualità di Vincenzo. È qui che vengono intuite le sue
          opere principali. Qui iniziò le missioni rurali da cui prese forma la Congre-
          gazione della Missione. Qui maturò la vocazione di apostolo dei poveri.
          Divenne cappellano delle galere e sperimentò l’assistenza ai galeotti. Co-
          nobbe la più alta e ricca aristocrazia dell’epoca, si ritrovò a frequentare
          banchieri e potenti che, al momento opportuno, non esitò a trasformare
          in preziosi sostenitori della sua opera di carità.

             Nell’aprile del 1617, grazie all’influenza del Bérulle, divenne parroco
          di Châtillon-Les-Dombes (oggi Châtillon-sur-Chalaronne), convinto che la
          sua vita doveva spenderla tra la povera gente delle campagne e non nei
          palazzi dorati di Francia. L’impatto con la nuova realtà non fu certo facile.
               Alcune delle famiglie più importanti erano passate alla religione
            riformata. Nonostante la passabile condizione edilizia della chiesa,
            gli ornamenti e gli oggetti di culto, come risulta dagli atti della visita
            pastorale dell’arcivescovo di Lione, la situazione spirituale era de-
            plorevole. Il piccolo ospedale e la casa parrocchiale erano quasi in
            rovina. In paese c’erano sei cappellani, dalla vita per niente esem-
            plare: frequentavano le taverne e i luoghi di gioco, esigevano de-
            naro per amministrare il sacramento della penitenza, obbligavano i
            ragazzi a confessarsi in pubblico, di fronte ai loro compagni; alcu-
            ni di loro avevano in casa donne di dubbia fama. Il resto della po-
            polazione non era meglio dei suoi cappellani. Gli ugonotti vivevano
            nel libertinaggio, consentito ed incoraggiato dai loro pastori. I cat-
            tolici smentivano la loro fede con il rilassamento dei loro costumi
            (J. M. Roman, 107).


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