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di marginalità di alcune categorie sociali rispetto ai processi decisiona-
li e alla partecipazione democratica (disuguaglianza di riconoscimento). È
una spirale che potrebbe favorire, se non contenuta e gestita, avvitamenti
e derive autoritarie: nella misura in cui non si sentono riconosciute le pro-
prie istanze e ci si sente esclusi dal processo democratico, si comincia-
no a covare risentimento e aspirazioni antidemocratiche.
Affrontare la questione delle regole del gioco vuol dire andare alla ra-
dice dei processi di produzione della disuguaglianza, e dunque non più
intervenire a valle, in una logica redistributiva, quanto piuttosto a monte
in una prospettiva pre-distributiva. L’economista inglese Tony Atkinson
aveva individuato un programma di inversione delle politiche pubbliche
(Program for action) basato su una serie di interventi, di cui tre dimen-
sioni potrebbero essere oggetto di riflessione nel nostro paese: orientare
il cambiamento tecnologico; il diritto a una dotazione di ricchezza per le
persone; ribilanciare il potere tra lavoratori e imprenditori democratizzan-
do le forme di governo delle imprese.
È questo il fronte su cui da qualche mese il Forum delle disuguaglian-
ze e diversità, composto da alcune associazioni e un gruppo di accade-
mici, sta lavorando e ha messo a punto un programma di 15 proposte
per ridurre la disuguaglianza in Italia (www.forumdisuguaglianzediversita.
org) intervenendo su lavoro, tecnologia e trasmissione intergenerazionale
della ricchezza. La disuguaglianza e la povertà non sono un destino, ma
il frutto di precise scelte politiche. Il trend può essere modificato e que-
sto dipenderà dalle decisioni che verranno prese nei prossimi anni. Tutto
si gioca a partire da oggi. §
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