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e quei bambini che non hanno niente
o hanno pochissimo per sopravvivere. Se non ci alleniamo
Non dobbiamo essere distratti, conti-
nua Padre Bruno, lasciamoci pungola- tra noi, è difficile
re da questo Papa dal grande cuore
per cambiare sia i nostri stili di vita sia che riusciamo con
gli atteggiamenti del cuore. chi è fuori
Il nostro stile di vita deve essere fat-
to di speranza teologale, di carità vissuta, di
sobrietà di costumi e di gioia di dare, perché il volto soddisfatto delle per-
sone di successo deve impallidire di fronte al coraggio umile di chi impa-
ra a conoscere i poveri, li ama e vive come offesa l’ostentazione della ric-
chezza e del potere. Dobbiamo metterci in gioco per amore attraverso la
solidarietà verso chi è più debole e con l’impegno al servizio della giusti-
zia per tutti. “La povertà – secondo Papa Francesco - ci chiama a semi-
nare speranza, per avere anch’io più speranza”.
La sfida concreta della solidarietà è fare qualcosa di vero per gli altri
rilanciando il volontariato, la passione per il bene comune, la volontà di
promuovere la persona umana nella sua dignità soprattutto quando viene
calpestata. Padre Bruno fa presente ancora che, come ci ricorda il Papa,
il servizio ai poveri nasce dalla gratuità, dallo stupore della salvezza e che
quello che si è ricevuto gratuitamente dobbiamo darlo gratuitamente.
L’opera vincenziana è dedicata proprio a questo, da 400 anni nel
mondo e da oltre 150 in Abruzzo. Nel 2017 è stata presente in regio-
ne con 329 volontari vincenziani adiuvati da volontari aggregati e religiosi
ed hanno donato ai più bisognosi oltre trentaseimila ore del proprio tem-
po, in strutture e attività vincenziane quali mense e centri d’ascolto, visite
domiciliari per circa settemila ore e progetti socio-educativi, rivolti a oltre
ventimila utenti, 12.517 italiani e 8.601 stranieri, intervenendo su disagi
concreti di oltre novemila persone.
«La povertà in Abruzzo nel tempo si è modificata», ha detto la Presi-
dente regionale, «oggi va dalle difficoltà legate al post-terremoto nell’a-
quilano e nel teramano, all’impatto deflagrante della crisi economica e
all’emergenza immigrazione, con istituzioni territoriali non sempre atti-
ve al massimo per assorbire questi disagi, sostenendoli e riconvertendoli
per la vita lavorativa e sociale. Si lavora per ridonare speranza a chi spes-
so, a torto, si considera persino abbandonato da Dio».
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