Page 65 - Aprile
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coraggio e sono andata a chiedere aiuto a quel gruppo di donne cristia-
          ne. Mio marito non ha fatto storie, mi ha detto che è vergogna rubare, noi
          chiediamo soltanto.

             Le signore mi hanno dato una spesa per un mese, dei giocattoli e dei
          dolcetti per consolare Ibrahim sempre piangente, una mi ha abbraccia-
          to perché anche lei aveva perso la mamma da giovane e diceva di ca-
          pire. Sono ritornata da loro dopo tre settimane, c’erano altre donne ma-
          rocchine e tunisine, avevano tutte bisogno di qualcosa. Ho pensato che
          anche a loro doveva essere successo come a me: le disgrazie sono sem-
          pre pronte.

             La mia casa era orribile e non volevo che gli altri la vedessero anche
          se le donne italiane si erano offerte di venirmi a trovare, non volevo che la
          vedesse nessuno, non volevo che qualcuno si accorgesse che Ibrahim
          balbettava, volevo andar via dall’Italia, ritornare in Marocco, ritornare in-
          dietro.
             Mio marito aveva già sofferto troppo, non voleva altri dolori, aveva
          scelto l’Italia e avrebbe voluto rimanere, ma vedeva la mia disperazione.
          Cercò di spiegarmi che non avevamo soldi e che saremmo stati poveri
          anche in Marocco, ma io volevo tornare indietro.
             Così mi disse che avrebbe chiesto un prestito a degli amici italiani,
          non potevo crederci ma gli diedero quanto serviva, io volevo tornare in-
          dietro, là dove c’era la felicità e la sicurezza.

             Così andai in Marocco, ma i miei parenti non mi volevano neppure ac-
          cogliere in casa. Avevo voluto fare la bella vita, avevo mandato foto di gite
          e di una casa piena di roba, che cosa volevo? Ritornavo indietro perché
          avevo bisogno? Troppo facile! Non si può mai tornare indietro nel tempo,
          mi ero illusa di ritrovare il mondo di prima, ma non esisteva più. Anche i
          volti dei parenti sembravano diversi: tutti mi giudicavano, tutti mi critica-
          vano. Era impossibile che mi accadesse questo, che ci accadesse que-
          sto: eravamo estranei nel nostro paese.

             Ero di nuovo sola, con un bambino sempre magro, con un marito
          senza lavoro. Ero disperata. Nulla andava mai secondo i miei piani, ogni
          sogno era finito. Ho ascoltato mio marito, ma non ero convinta.
             Siamo tornati in Italia, sono tornata dalle donne italiane e qualcosa è
          cambiato: loro mi hanno dato dei mobili, usati ma belli, per la mia casa,
          mi hanno aiutato a far riprendere Ibrahim e a mandarlo a scuola. Mio ma-

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