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ti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lo-
dati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa”.
Infatti un conto è rendere pubblica un’azione benefica per lodarsi, trar-
ne vantaggio ed acquisire potere, ed un altro conto è rendere pubblica
tale azione per far sapere come vengono utilizzati dei fondi (propri o affi-
dati che siano) e, in trasparenza, quali sono stati i criteri seguiti, ad esem-
pio, per beneficiare un destinatario (piuttosto che un altro).
Si potrebbe pensare che vi sia un eccesso di zelo nella volontà di ren-
dere pubblico e trasparente il proprio operato, ma non è così per due or-
dini di motivi. Il primo è, potremmo dire, di carattere ontologico, cioè re-
lativo alla natura stessa della Chiesa;
il secondo attiene ad un costante
e sempre più accelerato proces-
so di maturazione di tutte le or-
ganizzazioni, profit e non profit,
verso la cosiddetta accountabili-
ty, il rendere conto. In un recente
libro di Melania Verde, intitolato
“Responsabilità sociale di im-
presa tra teoria e prassi” (Giap-
pichelli, Torino 2017), così l’au-
trice precisa a pag. 74:
“L’accountability risponde al
dovere morale di rendere con-
to delle proprie decisioni. Esse-
re accountable significa: essere
misurabile, leggibile, trasparente
[...]. Rendere conto agli altri pre-
suppone innanzitutto un ‘ren-
dersi conto’, una ripresa di co-
scienza di quelle caratteristiche
fondamentali che stanno alla
base di un’organizzazione: la
propria ragione d’essere, la pro-
pria missione, i risultati e gli ef-
fetti finali prodotti e che, pertan- UBaLDo e nataLe ricci, San Vincenzo de’ Paoli
to, vanno monitorati”. § istruisce sull’uso del denaro, 1731, Porto San
Giorgio (AP), Chiesa di Santa Maria del Suffragio.
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