Page 43 - Aprile
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FARE MEMORIA.
Rosella Iafrate ci ha consegnato la memoria degli eventi e dei moti del
cuore, determinata a lasciare traccia di quanto è accaduto, di quanto è
stato fatto, di quanto la Provvidenza le abbia aiutate nel bisogno e nelle
difficoltà. Tutto ciò è per noi di esempio e stimolo.
Rosella scrive: “Noi che avevamo tutto, senza saperlo, senza apprez-
zarlo, senza capirlo, abbiamo perso tanto, non tutto no, ma tanto …,
però abbiamo anche avuto tanto …. . Ora, a distanza di tempo, quando
il dolore ha lasciato il posto ad un altro sentimento, ad altre sensazioni,
ora forse possiamo tentare di raccontare la nostra storia, per ricordare,
per capire, per crescere ancora”.
Così inizia la cronaca dell’ALTRO TERREMOTO, quello che durerà
per tanto tempo e che costringerà Rosella, le nostre Vincenziane e tut-
ti a cambiare più volte abitudini, stili di vita, le piccole e grandi cose che
sono la nostra quotidianità.
Donne di forte personalità, non sempre si uniformano alle scelte di
massa, ma agiscono secondo il cuore e il cervello, con piena consape-
volezza sempre della loro missione e con fede incrollabile.
Rosella è tra quanti hanno preferito un piccolo nucleo di tende, dove
ritrovarsi tra famiglie di parenti e amici, alla grande struttura con decine
di tende e centinaia di persone allestita nel campo sportivo, decisa come
altri a farcela unendo le forze e rimanendo insieme.
Sono stati giorni terribili: solo le provviste dei frigo e dei congelatori di
casa, pochi piatti e bicchieri di carta lavati e rilavati, ma al Campo di Car-
damone, Rosella ha trovato il modo di rendersi utile ogni giorno e addi-
rittura di accompagnare gli Ingegneri del Genio di casa in casa. Poi sono
arrivati i volontari, gli Angeli, come li chiama Rosella, con i furgoni pieni di
tanti beni di prima necessità, li ricorda tutti: le ragazze di Monterotondo,
i giovani Alpini, i diversi gruppi di volontari e le famiglie che in varie città
hanno messo a disposizione le loro case.
Rosella confessa che il terremoto l’ha capito proprio a messa: “Non
avevamo più la casa, non avevamo più gli amici morti sotto le macerie,
non avevamo più nemmeno la Chiesa …. Ma avevamo il Coro. I ragazzi
del Coro hanno allietato la messa di ogni domenica”.
Invitata a fare da madrina alla prima nata del dopo terremoto, Rosella
vuol fare onore al Sacramento anche con il proprio aspetto, perché è un
dovere essere curati e vestiti a festa: il terremoto è passato anche sul suo
viso, ma ordina a se stessa “Mai più”, mai più trascurata, mai più doma-
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