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NOTIZIE DALLE REGIONI

          Il terremoto e l’altro

          terremoto


          a cura di Gabriella Raschi
          Presidente Nazionale GVV

              erché tornare a parlare del terremoto
              di dieci anni fa? Perché ritornare a fat-
         Pti dolorosi? Perché?
             Ci sono una serie di motivi. Rendiamo il
          doveroso omaggio a quelle vittime, a quel-
          le trecento e più vite spezzate. Ci stringiamo accanto a quanti hanno per-
          duto la casa, una fetta della loro esistenza, innumerevoli oggetti cui erano
          legati, un mondo di affetti. Testimoniamo gratitudine per chi ha ricostru-
          ito ed è stato vicino alle popolazioni colpite dal sisma. Ricordiamo la le-
          zione della storia: bisogna costruire meglio, bisogna vigilare, bisogna ri-
          spettare la natura. Noi Vincenziani abbiamo un motivo in più, abbiamo
          una testimonianza in più da offrire: certo ci uniamo al cordoglio, condivi-
          diamo il dolore e la preoccupazione, sentiamo l’urgenza di ascoltare il gri-
          do del creato. Abbiamo da dire qualcosa in più: se contro un sisma non
          si può fare nulla, perché arriva improvviso e ineluttabile, le nostre Vincen-
          ziane si sono distinte nell’ALTRO TERREMOTO, in quello sconvolgimen-
          to che segue il sisma, nella vita in tenda, nella ricostruzione impossibile
          perché nulla sarà come prima, nella necessità di accettare il nuovo stato,
          nel dare SPERANZA nella disperazione, nel costruire il FUTURO. C’è sta-
          to un momento in cui il ricordo del passato e il bisogno di FARE MEMO-
          RIA di quanto era accaduto e stava accadendo si è incontrato con una
          FEDELTÀ tenace ai propri valori, con una FEDE nella Provvidenza sem-
          pre viva e con una VOLONTÀ coraggiosa di dare agli altri prima che a
          se stessi la forza della speranza. Aggiungiamo un desiderio grande: vo-
          gliamo prendere esempio dalle donne di San Demetrio, dalle nostre vo-
          lontarie che mai hanno dimenticato di essere Vincenziane, di avere una
          missione che le ha spinte comunque a lottare tenacemente superando
          l’ansia e la paura delle scosse, anche se per mesi ne sono state tormen-
          tate. Sono state capaci di vivere “nelle baracche”, di ritrovarsi in una con-
          dizione mai provata e di superarla, di trovare anche un sorriso da dona-
          re a chi ne aveva bisogno.

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