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rimento, dove sono codificati i punti di partenza e di arrivo. Il proget-
             to non è una programmazione tecnica, né un vago insieme di idee. È
             una mappa che orienta la passione educativa e il servizio ai più debo-
             li. Ogni progetto che si rispetti ha bisogno, quindi, di una fase di anali-
             si della situazione, nei suoi due momenti di conoscenza e di interpre-
             tazione della realtà; di una fase di progettazione, nei suoi due tempi di
             progettazione e realizzazione; di un momento di valutazione, neces-
             saria sia in itinere che nella fase terminale del progetto stesso.

          3.  Proporre itinerari. La formazione delle volontarie vincenziane non
             può essere consegnata ad un susseguirsi frammentario di eventi for-
             mativi, ma essere un cammino di accompagnamento, che tenga con-
             to della realtà di ciascuno e che abbia come obiettivo la maturazione,
             nella fede, di atteggiamenti abituali di carità coinvolgente, di solida-
             rietà appassionante. I contenuti di ogni itinerario formativo sono ispi-
             rati principalmente al Vangelo, all’esperienza carismatica di Vincenzo
             de’ Paoli, e sono illuminati dalla testimonianza di quanti, nel gruppo,
             vivono la fedeltà del servizio di carità vincenziana.
          4.  Coltivare uno sguardo biforcuto. L’origine dei gruppi di Volontariato
             Vincenziano, in quel lontano agosto del 1617, si deve allo sguardo bi-
             forcuto di Vincenzo de’ Paoli. Infatti, a Chatillon, mentre stava indos-
             sando i paramenti sacri per celebrare la Santa Messa, la signora di
             Chaissagne entrò in sagrestia per dirgli che fuori del villaggio, in aper-
             ta campagna, c’era una famiglia che versava in uno stato di estremo
             bisogno. E Vincenzo de’ Paoli, dopo aver ascoltato la voce dei pove-
             ri, rivolse la sua attenzione alla comunità, toccando il cuore di ognu-
             no e muovendoli al servizio dei fratelli.
             Il tempo di Quaresima che, come scrive il Superiore Generale nella
          sua ultima lettera alla Famiglia Vincenziana, deve essere un pellegrinag-
                                                 gio di quaranta giorni nel no-
                                                 stro cuore, ci aiuti a prendere
           il progetto è una                     coscienza della  grande sfi-

       mappa che orienta la                      da educativa che ci aspetta,
                                                 della necessità di aprire i no-
      passione educativa e il                    stri Gruppi ai nuovi volonta-
                                                 ri, dell’esigenza di una rigoro-
       servizio ai più deboli                    sa formazione delle volontarie
                                                 a tutti i livelli. §


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