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’ultimo lavoro di gruppo ha fornito spunti ai partecipanti per riflet-
tere, come singoli e nei gruppi, sul rapporto che si crea venendo a
Lcontatto con la povertà. È stato poi chiesto di proporre una via per
rendere la carità vincenziana veramente contagiosa. Di seguito le rifles-
sioni emerse dalle sollecitazioni offerte.
Come mi lascio interrogare dal povero e dalla povertà? Sento l’esi-
genza di approfondire? Come potrei? Con quali strumenti?
› Lasciandosi interrogare con umiltà e semplicità, nel rispetto dei
talenti di ognuno, scevri da ogni pregiudizio. Bisogna leggere nel
fratello l’immagine di Cristo, e, nella povertà, non solo il bisogno, ma
l’interezza della persona umana.
› Con la disponibilità ad ascoltare e accettare le istanze del povero.
› Superando l’indifferenza, contrastando le ingiustizie e facendo il primo
passo verso l’altro.
› La maturità di donne impegnate ci mette nelle condizioni di lasciarci
interrogare dai poveri e dalla povertà. Non sempre queste domande
riescono ad arrivare nell’intimo del cuore, non sempre riusciamo a
dare risposte secondo Dio, ma spesso secondo il nostro io.
› L’apprendimento passa sicuramente dalla conoscenza degli strumenti
che sono presenti sul territorio, ma anche facendo parte di quelle
organizzazioni che fanno valere i diritti degli ultimi.
› L’associazione e il gruppo ci permettono di fare tesoro delle
esperienze dei progetti degli altri membri o gruppi.
› Il lavoro dei responsabili deve essere duro e insistente, quasi
martellante.
› Si avverte la necessità dell’organizzazione di un corso strutturato sul
carisma vincenziano
› Approfondire le problematiche delle varie situazioni, con strumenti
mirati a stabilire relazioni costruttivi e paritarie.
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