Page 4 - Annali Carita
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EDITORIALE                       l tema del mese di questo numero,                   vite umane e da rovinarne tante altre come        Potrò mai
                                           scelto con molte incertezze e dub-
                                                                                               quella del ragazzo, che mi era caro, ho
          Il tema del mese              Ibi, è la questione carcere. Non è un                  pensato, come tanti, che la giustizia uma-
                                        tema facile e non è stata una scelta faci-
                                                                                               na, rinchiudendo il colpevole per sempre,
                                        le. Di fronte all’esperienza e all’idea stes-                                                          perdonare?
          a cura di Gabriella Raschi                                                           fosse stata vera “giustizia”, che fosse me-
          Presidente Nazionale GVV     sa della pena e della detenzione i nostri               glio dimenticarlo là dentro chiuso per sem-
                                      sentimenti sono complessi, legati al nostro              pre, dove non avrebbe fatto male a nessuno. Di-
                                   vissuto, spesso ambivalenti.                                menticarlo… Non era poi così facile: più cercavo di rinchiuderlo anche
             Da cristiani, da vincenziani sappiamo tutti bene che il carcerato è un            nell’abisso della mia mente, più spesso balzava fuori e poneva domande.
          essere umano che vive in condizioni difficili, molto dure, tanto che do-
          vrebbe suscitare in noi sentimenti di pietà e di compassione fraterna.

             Tuttavia di fronte alle persone che scontano una condanna, è inutile
          negarlo, abbiamo spesso atteggiamenti contraddittori: siamo addolora-
          ti per le condizioni della vita carceraria ma talvolta siamo tanto esasperati
          dalla microcriminalità dei furti, degli scippi e dello spaccio che ci auguria-
          mo pene più severe, altre volte siamo sconvolti dalla persistenza di feno-
          meni di mafia e di camorra, oppure ci troviamo di fronte a un delitto che
          ci fa orrore e vorremmo che il carcere rinchiudesse per sempre quelli che
          la giustizia umana chiama colpevoli, vorremmo che rimanessero lì, chiu-
          si, resi innocui dalla detenzione.

             È difficile talvolta per noi vedere nei carcerati il volto di Cristo, eppure
          sono lì, davanti a noi, con tanti bisogni, con ansie, con paure.
             Che cosa ci sfugge? Perdiamo di vista tanti aspetti del problema: ri-
          conosciamo alla giustizia umana alcuni compiti, come la rieducazione
          del carcerato e la difesa sociale, non certo la vendetta, eppure quando
          le porte del carcere si chiudono dietro a qualcuno che il tribunale giudica
          colpevole, non pensiamo alla sua formazione, alla necessità che, scon-
          tata la pena, abbia un posto nella società, ma pensiamo di liberarci di
          quell’essere umano, addirittura, secondo un’antica espressione, vorrem-
          mo che fosse gettata via la chiave. Il nostro atteggiamento confina terri-
          bilmente con la vendetta.
                                                Quando nella vita mi è capita-
                                             to che un familiare di uno studente
        Che cosa ci sfugge?                  fosse riconosciuto colpevole di una
                                             lunga serie di reati, non escluso l’o-
                                            micidio, azioni tali da distruggere

   2  3 / duemiladiciotto                                                                                                                             3/duemiladiciotto  3
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