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miciliare, che ci indentifica, e
sulla quale non rifletteremo
mai abbastanza, è un luogo,
un momento in cui ascoltia-
mo. Ricordiamo che il con-
testo condiziona gli avveni-
menti, le relazioni. Si entra
in casa di una persona con
la visita, si ha modo di in-
contrare l’altro in un luogo
che gli è proprio e, perciò,
al tempo stesso può offrir-
gli più sicurezza o può cre-
argli più imbarazzo, disagio.
Molto dipenderà dall’atteg-
giamento con cui si entra, an-
cor più, è necessario un atteg-
giamento umile, non giudicante,
l’andare a far visita avendo concor-
dato il momento, è un’opportunità in più di
porsi alla pari. Maggiore impegno richiederà un ascolto in casa perché la
nostra attenzione deve essere tutta rivolta alla persona che ci accoglie e
ci parla: non distraiamoci cercando di raccogliere informazioni guardan-
doci intorno, valutando l’ambiente. Le informazioni ci saranno date se riu-
sciremo a creare una relazione. Ricordiamo che l’ascolto esige impegno,
richiede calma, concentrazione, disponibilità; dall’ascolto si passerà al
dialogo che non è un interrogatorio, né una confessione, né un’intervista.
Ogni ascolto è differente, con ogni persona sarà necessario indivi-
duare un linguaggio adatto, entrare in sintonia. L’ascolto parte da un an-
dare verso l’altro, è instaurare una relazione che permette la crescita di
tutti. Ascoltare significa fare spazio all’altro, esserci per l’altro, essere a di-
sposizione dell’altro. Tanto più l’altro si aspetta disponibilità, attenzione e
tempo se ha aperto le porte della sua casa. L’“ascolto domiciliare” è più
impegnativo non solo per quanto concerne il momento dell’ascolto, ma
per la profondità della relazione che crea.
Ascoltare è un gesto d’affetto, un regalo prezioso che entra in profon-
dità, rinnova la propria vita, è riconoscere l’esistenza dell’altro, è ricono-
scere Cristo nell’altro. §
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