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to riconosciuto quel volto familiare, dallo sguardo buono, mite e dolce, in-
          telligente e comunicativo, i suoi tratti fisionomici: il naso un po’ piatto, una
          barbetta bianca, la testa quasi sempre leggermente abbassata in umiltà.

             Molti i quadri che hanno illustrato il suo misticismo, le prediche ri-
          volte alla gente semplice ma anche ai potenti, che lo mostrano sempre
          aggrappato saldamente al crocifisso, suo grande e fedele compagno,
          come si è potuto vedere nel bel quadro dal titolo Predica di San Vincen-
          zo de’ Paoli eseguito dal pittore modenese Giacomo Zoboli.

             Altre volte lo abbiamo visto dipinto in mezzo ai poveri e sappiamo
          quale priorità fosse per Lui il contatto e il dialogo con la gente comune,
          ad esempio con i bambini, i poveri e i malati.
             Con l’opera dell’artista bolognese Aureliano Milani si realizza il pri-
          mo grande capolavoro italiano sul Santo: la pala d’altare eseguita, dopo
          la beatificazione del 1729 per la distrutta Chiesa vincenziana di Monteci-
          torio a Roma, in cui Vincenzo viene ritratto durante una predica all’aper-
          to nella luminosa campagna romana, di fronte ai fedeli in atto di ascoltar-
          lo. Altri filoni iconografici e tematici che si potevano leggere nel percorso
          dell’esclusiva mostra, li abbiamo ammirati nella tela del modenese Fran-































          Predica di San Vincenzo de’ Paoli di Giacomo Zoboli

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