Page 14 - Annali Carita

chezza di umanità o comunque in relazione. Umana, quindi, figlia origi- TEMA DEL MESE
naria di Amore.
Si aprono e si chiudono i cancelli e li attraversano uomini, detenu-
ti, agenti, operatori, volontari. Tra loro, accanto a loro, un Dio non sem-
pre riconosciuto, molto spesso tradito, ma sempre silenzioso maestro
di speranza. Quella speranza che rifiuta le arrese e non chiude i cancelli
del futuro; quella alimentata dal ricordo di un pane sano fatto in casa sul-
la mensa di un’infanzia mai veramente cancellata nella sua purezza, nel-
la tenerezza della libertà.
Regala al pensiero, fratello, un “fine pena” sempre possibile e l’uni-
ca regola sarà l’assenza di giudizio, perché per me, fratello, non conta
il tuo passato, non so né posso darti un futuro, ma posso suggerirti un
tema perfetto per i tuoi rimpianti e i tuoi desideri. Quello dell’Amore. Stan-
ne certo: riaprirà le porte dei tuoi dialoghi, modificherà le tracce della tua
eredità, ti regalerà la forza di riabbracciarti o, comunque, per combatte-
re le tue battaglie. Quell’amore avrà rispetto non solo per gli altri, ma an-
che per te stesso. Potrà essere per te convento, tempio, pagina di Cora-
no o altro rifugio di culto, non avrà dimensioni terrene né forza o risposte
umane, né destinatario perfetto se non l’imperfezione; non lo sceglierai
se non dopo che lui ti avrà già scelto. Ricorderai di avere un’anima divi-
na imprigionata in un corpo fragile e, piangendone il limite, avrai nostalgia
dell’origine e disegnerai per te un aquilone. Passerà tra le sbarre. Basterà
che tu lo voglia. Potrà strisciare come pennellata su una tela, giocare con
le parole di un racconto o di una poesia, dissetare la tua sete di cono-
scenza su testi di antica o nuova cultura, potrà riversare in uno sguardo
attento la confusione del suo sguardo e in un orecchio attento verità for-
ti e coraggiose, potrà…potrà…cercare la bellezza senza limiti o confini.
Forse il filo dell’aquilone si potrà spezzare e farne perdere le tracce.
Ma sappiamo che quel materiale attraversa i controlli senza ostacoli per
sollecitare ancora la tua volontà.
Certo, il danno rimane e il rimedio resta d’obbligo. Ma la soluzione, ri-
parativa o rigenerativa, passa innanzi tutto, in termini molto semplici ma
non semplicistici, attraverso questi percorsi.
Fratello, senti? Si apre il cancello del corridoio della tua cella. Sono
io. Sono la volontaria vincenziana che viene ogni settimana a parlare con
te. Ti prego, non rifiutare l’incontro. Il dono che ogni volta mi fai è per me
di grande conforto. Non perdiamo tempo. Perché il tempo, in carcere, è
solo il corpo che cambia. §
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ualcuno, una sera di sei anni
fa, mi parlò del nuovo carce-
In carcere con Qre a pochi km dalla mia cit-
tà e mi sentii subito figlia innamorata
i “miei ragazzi” di quel servizio. Mi affidai spontanea-
mente a quel richiamo, forte del dono
a cura di Isa Sarullo che mi veniva offerto. Passò un anno
prima che ricevessi risposta alla mia do-
manda e la convocazione mi creò l’ansia e l’at-
tesa della principiante. Perché così è: la carità ha sempre un primo giorno
di scuola senza tempo né spazio ma col volto riconoscibile di chi chiama
e indica la strada.
Campagna intorno e un grande silenzio. Anche il mio cuore aveva
messo un freno ai battiti davanti al primo cancello. Documenti. Due agen-
ti mi accompagnano dalla Direttrice. “Quali attività intende svolgere con
i detenuti?”. “Non so, dove e come posso essere utile. Forse…la paro-
la…la scrittura….” “Preferirebbe stare con i detenuti “comuni” o con quelli
”protetti”?. “Quali sono i più soli?” “I protetti, nessuno vuole dedicare loro
del tempo”. “Allora potrei farlo io, se crede”.
Così ebbe inizio l’esperienza più intensamente vissuta del mio servizio
di volontaria vincenziana. Così ancora vivo nel cuore e sulla pelle questi ir-
rinunciabili appuntamenti.
Cancelli, corridoi, ancora cancelli, controlli. “Ho solo matite e fogli!...
forse un giornale…un libro…una foto…”, un pezzo “del fuori” che attraver-
sa i muri con la pietà della conoscenza e del conforto.
Ultimo cancello. La biblioteca. Spoglia di libri. Oggi non ce ne stanno
più. Ma continuano ad arrivare e a dare vita alle pareti di altre sezioni. Una
piccola – grande conquista.
Ore 9,30 del mercoledì. Di ogni mercoledì. “Chi devo chiamare? Mi dia
l’elenco dei nomi”. “Non importa. Vada su e dica che sono arrivata. Può
scendere chi vuole!”. Di solito 14, 15. A volte solo 5. Non chiedo mai il per-
ché. Non chiedo mai i perché. Non m’interessano le loro storie di vita. Non
sono lì per questo. Ho saputo della liberazione di uno di loro (cosa molto
rara) dagli stessi compagni, dopo che tutti i mass-media ne avevano am-
piamente parlato a livello nazionale! Riconosciuto innocente dopo 16 anni
di detenzione. Ripensai con tenerezza e ammirazione alla grande digni-
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