Page 18 - Annali Carita
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TEMA DEL MESE                          ra il 1605 quando i pirati turchi             certe persone che non ne hanno nessuna pietà” (SV X,125). Parlava del-
                                                                                                  “Che fortuna servire questi poveri forzati, abbandonati tra le mani di
                                                 lo catturarono e lo vendettero
          Arte e Carità                    Ea Tunisi come schiavo. Era il                      la fortuna di chi ama, come amava lui, il volto dell’uomo, di chi ne ode i la-
                                                                                               menti, di chi si sente umilmente servo di esigenti padroni. La fortuna di chi
                                            1619 quando, nominato cappellano
                                           regio delle galere di Francia, regalò il            accarezza le piaghe di quelli che hanno l’onore di rappresentare le mem-
          a cura di Isa Sarullo
                                          conforto della sua presenza ai carcerati             bra di Cristo.
                                       destinati al compito di rematori sulle gale-
                                 re. Ne ascoltava i lamenti, ne leniva le sofferenze              I colori forti che il quadro predilige tra le scure pieghe delle macchie na-
          fisiche e morali, confortava la loro fame di pane e d’amore, ne attenuava lo         scoste rappresentano, in dimensione reale, i diversi soggetti quasi sorpre-
          sconforto e la disperazione.                                                         si nell’attimo fondamentale dell’ascolto. La scelta pittorico-narrativa in di-
                                                                                               versi piani invita lo spettatore ad entrare in quella realtà che nelle forme e
             A Torino, presso la Casa della Missione, un dipinto, opera di Michele             nella dimensione trasmette l’idea di un cenacolo d’amore.
          Antonio Milocco (sec. 18°) ne attesta il ricordo invitandoci alla riflessione.
          “San Vincenzo de’ Paoli assiste i forzati nelle galere di Francia”.                     Le mani del santo, significative nel gesto, sembrano acquistare profe-
                                                                                               tica tangibilità. Lo sguardo, sereno e rapito, presup-
             Non ci si può distrarre: i colori chiamano, rapiscono, coinvolgono, vei-          pone una platea umana senza confini. Se ci
          colano messaggi emozionali di forte sensibilità, raccontano, con la statici-         mettiamo in ascolto lo sentiremo parla-
          tà dinamica delle ombre e delle luci, le pulsioni più profonde dell’atmosfera        re di Amore, di condivisione, di pietà,
          tematica. Lo spettatore attento avverte lo scambio energetico tra la com-            di afflizione, di pazienza, di cura, di
          posizione cromatica e il proprio ambiente emotivo e il suo sguardo diven-            misericordia, di carità, di dignità,
          ta dialogo interiore, intima meditazione.                                            di conforto. Parlava dunque al
             Così Vincenzo rinnova il suo carisma dal centro della scena ovale, of-            mondo mentre lo ascoltava-
          frendo il suo invito alla scelta privilegiata del dono di sé.                        no uomini del mondo. Parla-

             Guardiamo e riflettiamo. Guardiamo ed entriamo nella tela, nella Sto-             va di Incarnazione.
          ria, in quella storia. Un tribunale del sec. 17°. Si emettono delle condan-             Parlava di salvezza.
          ne. Nessun avvocato difensore. Il giudice come unico arbitro. Degli uomini           Parlava di un cielo chia-
          vengono trascinati via fino alle carceri dove saranno selezionati per scon-          ro su un mondo dalle tinte
          tare terribili pene. Molti arrivano là, nelle galere, dove la mano del pittore       forti macchiate di luce al-
          li accompagna e il pennello li adagia in una sorta di accettazione rasse-            terna che sembrano ten-
          gnata. È una variegata umanità: schiavi, contadini ribelli, contrabbandie-           dere, nella duplice natura
          ri, protestanti, turchi catturati sulle navi barbaresche… Insomma, ciurma            chiaro-scura, verso l’im-
          marchiata a fuoco. Il caritatevole pudore dell’artista tratta con amore le im-       magine centrale. Ed è que-
          magini, ma noi sappiamo che quelle tuniche nascondono marchi stampati                sta ambigua appartenenza
          a fuoco e che i corpi appena accennati nelle forme hanno forse subito ter-           cromatica, nel suo significa-
          ribili mutilazioni. Ne vediamo le catene, ne sentiamo il bruciore sulla pelle,       to metaforico, che ci fa com-
          avvertiamo lo sfinimento.                                                            pagni di scena, protesi anche
             Nella disperazione si rinnega o si bestemmia. Solo così si sente parla-           noi verso “la pazzia del Vangelo,
          re di Dio. Vincenzo, al centro, indica una strada che dalle miserie della ter-       la pazzia del Figlio di Dio, lo scan-
          ra promette in cielo il grande riscatto.                                             dalo e la follia della Croce”. §


   16  3 / duemiladiciotto                                                                                                                           3/duemiladiciotto  17
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