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EDITORIALE engo famiglia”, un’espressio-
ne che abbiamo sentito spes-
Dal tengo “Tso nelle satire e nelle comme-
die per indicare un certo comportamento
famiglia al degli italiani che, adducendo gli impe-
tengo alla gni della famiglia, cercano di trovare una
raccomandazione per un lavoro, un aiu-
famiglia to economico, una scorciatoia nei me-
andri della pubblica amministrazione.
a cura di Gabriella Raschi Non è una frase da commedia, pur-
Presidente Nazionale GVV
troppo. È stata la denuncia di una cri-
si morale e istituzionale, come emerge da
chi per primo la additò, cioè Leo Longanesi ,
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che nel 1945 scrisse: «La nostra bandiera naziona-
le dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia.»
Dopo la caduta del fascismo e per molti anni, le coscienze sembra-
no in difficoltà nel rispettare le regole civili e politiche del nuovo Stato de-
mocratico, per cui l’espressione “Tengo famiglia” è servita spesso per
giustificare comportamenti non corretti, per addurre l’alibi dei doveri per
la propria, esclusivamente la propria, famiglia. Quando si agisce in modo
non limpido, si deve spesso trovare una qualche spiegazione del nostro
agire, così i doveri verso la famiglia sono stati la scusa che moltissimi han-
no trovato e che tanti, anche all’estero hanno deriso. Longanesi accusa
gli italiani di nepotismo e familismo, formulando un giudizio molto critico
su tutti noi, sugli italiani . In realtà dovremmo comprendere che lo scon-
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tro tra sistemi di valori diversi non è certo nuovo e non è solo commedia,
dall’Antigone sofoclea all’Ospite di
La famiglia non è Camus la letteratura non fa che dar
visibilità al contrasto tra due scelte,
entrambe legate a un dovere, tal-
un peso o una scusa volta entrambe valide.
1 Leo Longanesi, Parliamo dell’elefante. Frammenti di un diario, Longanesi, 1947 (alla data 26 no-
vembre 1945).
2 “L'italiano è un personaggio che abbiamo costruito a poco a poco su vecchi motivi letterari, un
tipo simpatico, che amiamo, pur giudicandolo severamente; buon padre, lavoratore, gran cuore,
appassionato, modesto ecc. Ma lo conosciamo ben poco; è ateo, pensa soltanto alle donne e ai
quattrini, sogna di non lavorare, disprezza qualunque ordine sociale, non ama la natura; sa difendersi
soltanto dallo stato, dal dolore, dalla fame. Siamo animali feroci e casalinghi” L. Longanesi, Ibidem,
(10 marzo 1942).
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